Il Territorio

Descrizione della città

Municipio di Quinto di Treviso

Perla della provincia trevigiana, Quinto di Treviso si pregia di un notevole patrimonio naturale, storico e artistico.
E’ un paese di media grandezza, situato a pochi chilometri dalla città. I primi reperti storici qui rinvenuti risalgono all’età del bronzo, ma la sua istituzione ufficiale come Comune avvenne nel 1° giugno 1806, con l’amministrazione napoleonica.
Il suo territorio è attraversata dal fiume Sile, quieto corso d’acqua che nasce dalle risorgive del vicino comune di Vedelago (TV) ma si estende fino a diventare il fiume di risorgiva più lungo d’Europa. Sulle sue sponde hanno trovato appoggio molti mulini, macchine essenziali per la lavorazione di mais e frumento, coltivati nella zona sin dal XIV secolo.  La morfologia pianeggiante del comune e la presenza del fiume Sile hanno favorito, nel corso delle epoche, l’espansione e lo sviluppo economico del territorio. Nobiltà e ricchi proprietari terrieri investirono nelle campagne quintine e vi costruirono le loro Ville e case dominicali, luoghi di interesse e di alto valore tuttora visibili e visitabili in alcuni esemplari che hanno superato le epoche. Come Villa Memo Giordani, dimora di una delle famiglie patrizie fondatrici di Venezia; o Villa Ciardi, residenza dell’omonima famiglia di illustri pittori veneziani.
Attualmente il territorio comunale presenta un’area complessiva di circa 20mila Kmq e comprende la frazione di Santa Cristina, parrocchia di origine medievale per la quale venne commissionata a Lorenzo Lotto un’opera di straordinario valore artistico, “La Madonna con Bambino e Santi” (1505 ca.), tuttora ammirabile all’interno dell’omonima chiesa. Nella frazione grande meta d’interesse è anche la zona di Cervara, sito palustre attraversato dal fiume Sile, dove nel XIV secoli venne installato il primo mulino del comune, e riqualificato nel XX secolo in Oasi naturalistica protetta.

Natura e Territorio

Passerelle su zone umide del fiume Sile

Protagonista del pianeggiante territorio di Quinto di Treviso è il fiume Sile. Esso nasce da risorgive a pochi chilometri, nel corso delle epoche ha favorito l’insediamento dei nuclei abitativi e l’interesse per le attività produttive. Il corso d’acqua divide il territorio quintino in due aree. A nord del Sile si estende la zona alluvionale, più fertile, denominata dalla Serenissima “Campagna di Sotto”; a sud del fiume si trova una terra più argillosa, meno adatta alla coltivazione, chiamata “Mestrina di Sopra”.
Il fiume Sile offre al paese di Quinto scenari di unica bellezza, dalla palude dove oggi si trova l’Oasi Naturalistica di Cervara, alla “Via dei Mulini”.
La “Via dei Mulini”, a Quinto di Treviso, antico percorso fra i mulini del Sile, è un’opera realizzata dall’Ente Parco Regionale del Fiume Sile e il suo percorso ha inizio dal Camper Resort, lato via Costamala. Giunge sino alla nuova Piazza Roma di Quinto di Treviso, attraversando il corso del fiume in vari punti e costeggiando l’antico mulino di via Rosta e la sede del Consorzio del Radicchio di Treviso IGP.

Mulino sul Sile

La zona centrale del paese è stata recentemente oggetto di una riqualificazione che ha compreso la realizzazione di percorsi pedonali all’interno di un’area ad elevato valore ambientale. Con questa ulteriore opera, l’intero percorso è unico e suggestivo e permette facilmente una deviazione per intercettare la nuova ciclo-pedonale Treviso-Ostiglia.
Il territorio di Quinto di Treviso è parte integrante della più ampia “Greenway del Sile”, un percorso dall’alto valore naturalistico e paesaggistico, che si snoda lungo le rive del Sile, dalle sue risorgive a Casacorba di Vedelago (TV) fino alla foce nella Laguna di Venezia, tra suggestivi paesaggi campestri e acquatici.

Chiesa parrocchiale di San Giorgio

L’attuale Chiesa parrocchiale, intitolata a San Giorgio martire, fu quasi completamente ricostruita su progetto di Antonio Beni dopo la Seconda Guerra Mondiale. Del vecchio edificio, originario del XIV secolo, rimangono due affreschi del XV secolo e due dipinti del Pozzoserrato. Questi ultimi facevano parte di un trittico, la cui terza opera si trova oggi oggi nella cappelletta di Villa Memo Giordani, accanto al municipio del paese. Nel giugno 1918, dopo l’amara sconfitta nei cieli trevigiani, fu celebrato in questa chiesa il funerale privato dell’asso della Regia Aeronautica Italiana, Francesco Baracca, alla presenza di autorità civili e militari.

Chiesa di San Cassiano

Stando ai reperti ritrovati, nella zona di San Cassiano ci furono i primi insediamenti rurali. Qui successivamente fu costruita la prima pieve, la chiesa dedicata a San Cassiano martire. La chiesa viene ricordata in una bolla papale del 1152. L’unica testimonianza architettonica dell’epoca medievale è la torre campanaria, risalente forse allo stesso periodo. Sul sito degli antichi muri laterali, l’edificio fu ricostruito all’inizio del XVIII secolo. Essa conserva alcune pregevoli opere:  il fonte battesimale in pietra d’Istria (datato 1317), il prestigioso altare ligneo in forma di polittico di un maestro veneziano XVI secolo; il soffitto di Jacopo Guarana (1758), le tele del pittore Ascanio Spineda e il prestigioso organo ottocentesco “fonocromico” di Giovan Battista De Lorenzi.
Il cimitero del paese, si trova nel retro della chiesa di San Cassiano. Alla morte del pilota Francesco Baracca, dopo il funerale privato presso la chiesa di San Giorgio, in questo luogo fu celebrata la cerimonia pubblica e le sue spoglie rimasero qui per una notte.

Chiesa di Santa Cristina

L’antica chiesetta parrocchiale, edificata nei pressi del fiume Sile, venne sostituita da un nuovo edificio religioso intorno al 1930 e le importanti opere d’arte conservate all’interno traslocarono nella nuova sede. Per la pieve di Santa Cristina fu commissionata all’allora giovane Lorenzo Lotto, grazie all’intercessione del vescovo di Treviso Bernardo de’ Rossi, un’opera che ritraesse la “Madonna col Bambino tra i Santi Cristina, Liberale, Girolamo e Pietro”, soprasseduta da una lunetta con “Cristo morto e gli angeli”. Il lavoro può essere ritenuto un unico racconto, fu portato a termine nel 1506 ca. ed è ricco di valenze allegoriche. Anche chiamata “Pala di Santa Cristina al Tiveron”, essa è un dipinto a olio su tavola  e si trova dietro all’altare maggiore. Pochi anni fa è stata oggetto di un’importante ristrutturazione e successivamente protagonista in una mostra dedicata all’artista veneziano presso le Scuderie del Quirinale a Roma. Ora i rinnovati e vibranti colori della Pala di Lorenzo Lotto possono essere ammirati all’interno della chiesa di Santa Cristina, incorniciati da un sistema di illuminazione e protezione, che conserverà il prestigio di quest’opera per sempre.

Villa Ciardi

Uno degli edifici architettonici più significativi del territorio è la villa Ciardi, importante, oltre che per il pregio architettonico, per aver ospitato dalla fine del XIX secolo il celebre Giuseppe (detto “Beppe”) Ciardi e la sua famiglia veneziana di pittori. Nel 1812 il corpo centrale dell’edificio è presente e citato nel catasto austro-napoleonico come “casa di villeggiatura”, mentre le adiacenze laterali sono successive. I Ciardi acquisiscono la villa nel XX secolo. Dopo la morte del padre Guglielmo, dal 1930 fiorisce la produzione artistica del figlio Giuseppe, la sua arte veneta è tra le più importanti del primo Novecento.
Preceduta da un piccolo parco, la costruzione presenta una facciata neoclassica con colonne e timpani al piano primo. La moglie di Giuseppe, Emilia, raccontò in uno scritto che il marito “non si accontentò di conservare, ma volle dare dignitosa bellezza alla dimora di Quinto. Sulla facciata, tre affreschi avvertono che gli abitatori non potevano essere che artisti, poiché vi sono rappresentate le arti della pittura, della scultura e dell’architettura”. All’interno non sono più conservati dipinti dei Ciardi, ma nelle stanze si respirano ancora arte e storia. Si possono ammirare alcune lapidi, tra cui quella che celebra “Messidoro”, uno dei capolavori di Guglielmo dipinto nella terra del Sile e oggi alla Galleria Nazionale di Roma. A sua memoria, in una teca incassata nel muro di una delle due barchesse, sono custoditi l’ombrello ed il cavalletto, compagni inseparabili che egli usava per dipingere “en plain air”. Nel 1917 i Ciardi abbandonarono per qualche anno la villa poiché essa venne trasformata in un piccolo ospedale da campo. Nel secondo dopoguerra, gli eredi rimasti decisero di vendere l’intera proprietà e le opere.
Oggi struttura è di proprietà ecclesiastica e vi è attivo un asilo nido e una casa di accoglienza. Villa Ciardi apre le porte al pubblico solamente in occasione di particolari eventi promossi dal Comune di Quinto di Treviso e dalla Pro Loco.

Villa Memo Giordani Valeri

Villa Memo Giordani, assieme a Villa Ciardi, rimane una preziosa testimonianza della presenza di tante altre ville che esistevano nel territorio di Quinto (alla fine del XVII secolo se ne contavano più di una ventina, tra ville e case dominicali). Il complesso è plurisecolare ma non si conosce esattamente l’anno della sua edificazione.
Il più antico documento in cui viene citata la Villa è l’estimo veneto del 1682, che riporta il nome del proprietario: il Nobil Homo Costantino Memmo. La sua famiglia apparteneva al Libro d’oro delle ventiquattro famiglie patrizie fondatrici di Venezia. Una nota curiosa: si racconta che in estate la villa fosse frequentata dagli amici dei Memmo, tra cui Giacomo Casanova.
La villa aveva una modesta proprietà di circa tredici campi tra parco e aree coltivate. Nell’estimo del 1714 la villa viene descritta come Casa Dominicale e da gastaldo ( l’uomo di fiducia dei Memmo che gestiva la proprietà). Vi è allegata una mappa della dimora: il corpo centrale è composto da due piani con attico ad abbaino e, ai lati, due barchesse simmetriche porticate. Opposto rispetto alla fisionomia attuale, la facciata principale della villa era rivolta a nord, verso la “strada padovana”, l’attuale castellana vecchia, a cui la villa era collegata da un lungo viale alberato. L’oratorio fu edificato probabilmente nel corso del XVIII secolo, nel 1779 è citato durante la visita pastorale del Vescovo Giustiniani. Seguirono vari passaggi di proprietà, finchè agli inizi del ‘900 Ettore Giordani, sindaco del paese, acquisì la villa. La ristrutturò completamente, in onore dell’amata figlia Giovannina prematuramente scomparsa e fece erigere la cappella della Madonna di Lourdes all’interno chiesa di San Giorgio. Don Girotto, l’allora parroco, gli donò come riconoscenza la parte centrale del trittico del Pozzoserrato. Raffigurante la Vergine immacolata, divenne poi la pala dell’altare della cappella di Villa Memo Giordani.
Le nuove linee di Giordani sono giunte fino ai giorni nostri: corpo centrale in stile neoclassico con colonne nel portico anteriore, pregiati tele e stucchi del pittore veneziano Bressanin nel corridoio d’ingresso, un unico grande ambiente decorato e adibito a sala musicale, la cappella privata raccordata direttamente ad una delle due barchesse. Nelle quattro sovraporte dell’ingresso, Bressanin dipinse le quattro stagioni e in quella estiva si riconosce il territorio quintino, un probabile omaggio al paesaggi del pittore Guglielmo Ciardi. Antistante alla villa vi è una elegante vasca con fontana in pietra di Verona. Oggi la villa è proprietà del Comune di Quinto e di giorno il suo parco è aperto per passeggiate e visite alle sue essenze secolari: tigli, cedri del Libano, ippocastani.

Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale

Il Monumento ai Caduti è un complesso scultoreo dell’artista triestino Attilio Selva, collocato davanti al municipio del paese, nel cuore di Piazza Roma. Sopra tre gradini, sui quali sono incisi i nomi dei caduti quintini del primo conflitto mondiale, si trovano due figure femminili. Esse rappresentano una madre e una sposa di un soldato scomparso in guerra, in atto di muta preghiera. In mezzo a loro vi è un altare sul quale arde una fiamma. Il monumento fu inaugurato il 6 settembre 1925 e per l’occasione furono messi a dimora 92 alberi (tanti quanti le vittime di Quinto di Treviso).

Storia
Reperti archeologici, custoditi nei Musei Civici della città, testimoniano la presenza di insediamenti umani fin dall’età del bronzo. In età romana divenne un fiorente villaggio, probabilmente una stazione di cambio posta, a “cinque” miglia da Treviso . Nel Medioevo appartenne ai vescovi di Treviso: nel XII secolo una bolla papale affermava la dipendenza della locale pieve di San Cassiano alla diocesi di Treviso. Successivamente il centro del paese si spostò a sud, lungo le rive del Sile. La vicinanza del fiume favorì per secoli lo sviluppo di Quinto, grazie all’attività molitoria il paese crebbe economicamente. Nel XIV secolo nel nuovo centro venne edificata la chiesa, intitolata a San Giorgio.
La nobiltà trevigiana e veneziana possedeva gran parte delle terre del comune. Col tempo, oltre alle abitazioni rurali e alle case coloniche, vennero edificate le ville signorili, dove ricchi proprietari terrieri vi trascorrevano la stagione estiva e gestivano sul posto le loro economie.
I fatti del Primo Conflitto Mondiale si intrecciarono anche con la storia del comune di Quinto di Treviso. Nel 1918 il pilota Francesco Baracca, asso dell’aviazione militare italiana, trasferì nell’aerodromo quintino, in località San Bernardino, la sua  91ª Squadriglia di aeroplani da caccia e trovò dimora nella Villa Borghesan, ora non più esistente. Dopo pochi mesi ma dopo innumerevoli vittorie aeree, fu abbattuto sul vicino Montello. Le solenni esequie si svolsero nell’estate nella Chiesa di San Giorgio e l’elogio funebre venne pronunciato da Gabriele D’Annunzio, ammiratore del pilota.
Dal 1941 al 1947, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, la linea ferroviaria Treviso-Ostiglia fu deviata per passare attraverso Quinto di Treviso e il comune fu dotato di una stazione propria. Oggi, questo vecchio transito è stato riqualificato in un vivace a percorso ciclo-pedonale.

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