Reperti archeologici, custoditi nei Musei Civici della città, testimoniano la presenza di insediamenti umani fin dall’età del bronzo. In età romana divenne un fiorente villaggio, probabilmente una stazione di cambio posta, a “cinque” miglia da Treviso . Nel Medioevo appartenne ai vescovi di Treviso: nel XII secolo una bolla papale affermava la dipendenza della locale pieve di San Cassiano alla diocesi di Treviso. Successivamente il centro del paese si spostò a sud, lungo le rive del Sile. La vicinanza del fiume favorì per secoli lo sviluppo di Quinto, grazie all’attività molitoria il paese crebbe economicamente. Nel XIV secolo nel nuovo centro venne edificata la chiesa, intitolata a San Giorgio.
La nobiltà trevigiana e veneziana possedeva gran parte delle terre del comune. Col tempo, oltre alle abitazioni rurali e alle case coloniche, vennero edificate le ville signorili, dove ricchi proprietari terrieri vi trascorrevano la stagione estiva e gestivano sul posto le loro economie.
I fatti del Primo Conflitto Mondiale si intrecciarono anche con la storia del comune di Quinto di Treviso. Nel 1918 il pilota Francesco Baracca, asso dell’aviazione militare italiana, trasferì nell’aerodromo quintino, in località San Bernardino, la sua  91ª Squadriglia di aeroplani da caccia e trovò dimora nella Villa Borghesan, ora non più esistente. Dopo pochi mesi ma dopo innumerevoli vittorie aeree, fu abbattuto sul vicino Montello. Le solenni esequie si svolsero nell’estate nella Chiesa di San Giorgio e l’elogio funebre venne pronunciato da Gabriele D’Annunzio, ammiratore del pilota.
Dal 1941 al 1947, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, la linea ferroviaria Treviso-Ostiglia fu deviata per passare attraverso Quinto di Treviso e il comune fu dotato di una stazione propria. Oggi, questo vecchio transito è stato riqualificato in un vivace a percorso ciclo-pedonale.

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